«È Amortentia!»
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«Esatto! L’hai riconosciuta, immagino,
dalla sua tipica luminosità madreperlacea…»
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«E dal vapore che sale in caratteristiche
spirali» proseguì Hermione con entusiasmo, «e dovrebbe avere un odore diverso
per ciascuno di noi, a seconda di ciò che ci attrae, e io sento aroma di erba
appena tagliata e pergamena nuova e…»
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Ma arrossì e non finì la frase.
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Harry Potter e il Principe mezzosangue, J.K.Rowling |
Se ai maghi le parole non mancano e, anzi,
sono uno dei loro strumenti di lavoro più affinati, agronomi e profumieri non
sono altrettanto attrezzati.
È emerso recentemente a Bologna in momenti e
contesti diversi.
Dal 13 al 15 giugno si è svolta la 1stInternational Conference of Wheat Landraces for Healthy Food Systems. La prima
conferenza internazionale sui grani antichi, nata da un’idea del pioniere
biologico Bob Quinn, è stata organizzata da Università di Bologna, IFOAM –
Organics International e marchio KAMUT®, con il patrocinio di MIPAAF (Ministero
delle politiche agricole alimentari e forestali), Comune di Bologna, Regione
Emilia Romagna e SIA (Società Italiana Agronomi). Tante e varie le sessioni che
hanno contribuito al dibattito sui grani antichi, tra ricerca, salute,
nutrizione, nonché sistemi di agricoltura alternativa, sostenibilità e nuove
prospettive di mercato, a cui hanno partecipato esperti provenienti da più di
30 Paesi di tutto il mondo, variegati non solo dal punto di vista geografico e
culturale, ma anche professionale: accanto a scienziati, agronomi e biologi,
anche agricoltori, panificatori e dirigenti di aziende del settore alimentare.
Il momento clou della conferenza è stato,
però, la presa di coscienza di un confronto necessario e urgente sulla
definizione stessa di “grani antichi”, locuzione generica adottata dal
marketing e ormai familiare ai più, ma priva di valenza scientifica.
D’altronde, anche il termine inglese “landraces” scelto per il titolo dell’evento
non esaurisce la questione, poiché definisce una popolazione eterogenea e non
equivale né include il termine “cultivar”, che si riferisce a un gruppo di
individui tutti uguali.
Il dibattito non è semplice neanche nel mondo
accademico e i gruppi di lavoro della Conferenza hanno per ora solo imbastito
un’indagine che proseguirà nei prossimi mesi, con l’ambizione di pubblicare un
Position Paper sulla rivista scientifica Journal of the Science of Food and
Agriculture.
La ricerca di termini corretti e universalmente
validi merita di essere approfondita in qualunque ambito, ma in particolare a
proposito dei cereali, che da nicchia speculativa per addetti ai lavori,
trovano sempre più spazio nella cultura alimentare e salutistica, nelle
chiacchiere da bar e, come per Agnes Denes, perfino nell’arte.
C’è bisogno, invece, di trovare le parole,
non solo di risistemarle, se parliamo di profumi, fragranze, aromi, odori.
Foto Smell Festival |
Dal 24 al 27 maggio si è svolta la nona
edizione di Smell Festival, uno degli eventi culturali più innovativi degli
ultimi anni, ideato e tuttora diretto da Francesca Faruolo.
L’ultima giornata si è concentrata proprio su
questa frustrazione. L’olfatto offre molte possibilità espressive, anche
nell’interazione con gli altri sensi. Eppure, il linguaggio è quanto mai
disarmato nel tradurre in parole l’olfatto. Nelle lingue occidentali ci sono
poche parole specificamente riferite alle qualità olfattive e spesso si ricorre
a similitudini o si attinge ad aggettivi di altri bacini sensoriali. I
parolieri più audaci, come Gabriele D’Annunzio, le inventano e ci si inebriano. Ma parlare di
odori rimane lessicalmente difficile e limitato e lo Smell Festival ha
evidenziato come il glossario degli odori meriti di essere potenziato e
valorizzato, sollecitando il contributo di aromatieri, filologi,
neuroscienziati, nasi curiosi e menti fantastiche.
«Tanto,
tanto tempo fa», cominciò la donna a fiori, la nostra Infanta Imperatrice era
malata e stava per morire, perché aveva bisogno di un nome nuovo che poteva
darle solo un figlio dell'uomo. Ma gli uomini non venivano più in Fantàsia e
nessuno sapeva perché. E se lei fosse morta, sarebbe stata la fine anche di
Fantàsia. Finché un bel giorno, o per
meglio dire una bella notte, arrivò un essere umano, un bambino, e diede
all'Infanta Imperatrice il nome di Fiordiluna”.
La
storia infinita, Michael Ende
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