domenica 24 marzo 2013

Qui ci siamo noi!

In questi giorni a Bologna c'è il Fruit che è un festival di autoproduzione.
Ci sono stata l'anno scorso che era la prima edizione e quest'anno non ho avuto ancora modo di farci un salto...spero di riuscire a vedere qualcosa perchè ogni anno partecipano sempre più micro-editori davvero bravi!
Ho avuto modo di vedere già qualche foto dei banchetti e di leggere il programma che, paragonato a quello dello scorso anno, mi fà rendere conto di quanto stiano aumentando le fanzine o comunque prodotti che hanno a che fare con l'editoria e il libro in generale.
Spesso però vedo solo discorsi estetici che mettono in un formato e in un'impaginazione accattivante immagini accattivanti e spesso pornografiche. Intendo pornografiche sia in senso letterale sia come autocompiacimento del sé e quindi masturbatorie. Questa non è una critica ma un'osservazione sulle cose che vedo, in mezzo a molte fanzines veramente ben fatte, che mi provocano le stesse sensazioni di imbarazzo misto ad eccitazione di quando si guarda un porno.
Poi però l'eccitazione passa e pensi "a cosa o a chi sarà servito fare questo o tal libro"?
Ecco, tutto questo per dire che esistono fanzine e modi di farle che possono essere utili, in un certo senso terapeutiche e che per me questa deve essere una condizione necessaria.
Qualche tempo fà grazie ad un'amico ho visto che sono stati utilizzati dei miei disegni (pubblicati su Napoli Monitor) in un patchwork all'interno di alcune bellissime fanzines create dagli studenti di scuole medie della periferia orientale di Napoli. Le fanzines qui ci siamo noi e no comment le potete scaricate direttamente dal sito dei Maestri di strada.



Bastano queste parole che seguono per spiegare il perché mi sento onorata di aver fatto parte, in qualche modo, all'apertura di un varco alla parola e di un pensiero del ragazzo o della ragazza che ha scritto quest'articolo sull'amicizia! Fantastico!


"Un'esperienza importante è la verifica di come l'espressione artistica possa essere una via, per alcuni ragazzi l'unica, che apre agli spazi per la parola e per il pensiero; un modo per scongelare un blocco di ghiaccio che si è via via solidificato. 

Non bisogna avere scrupolo di ricorrere, nel momento in cui si vuole introdurre un'idea, uno spazio di conoscenza, a operazioni come tagliare immagini, incollarle, colorare titoli, ecc: sono operazioni apparentemente infantili, che hanno l'importantissima funzione di placare le emozioni che ostruiscono la strada, abbassare la temperatura ("m'abbruciano 'e cervella"), aprendo varchi alla parola e al pensiero."
Un estratto dal libro Insegnare al principe di Danimarca di Carla Melazzini.


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