sabato 6 luglio 2013

DIARIO DI VIAGGIO #01

Uno stimolo labirintico monotono, con una frequenza di circa 60 impulsi al minuto, è serotoninergico e induce sedazione. Solo a dirlo induce sedazione.
Se a questa stimolazione del sistema acustico si unisce un'altrettanto monotona stimolazione vestibolare (ovvero dei centri dell'equilibrio situati nell'orecchio) è inevitabile assopirsi.
Anzi, ci si addormenta proprio in quel modo scomposto e sgraziato di chi con la testa cerca un appoggio in avanti, e non trovandolo scivola per poi rimbalzare all'indietro, sempre senza svegliarsi, alla ricerca del poggiatesta del sedile. E' per questo che cantare la ninna nanna cullando un neonato è così efficace.
Però, quando questa frequenza viene superata, si ha un rapido rilascio di noradrenalina che induce uno stato di tensione provocando così un brusco risveglio.
Proprio come il mio, appena il treno inizia la sua frenata all'ingresso della stazione di Bologna.
Apro gli occhi e constato con imbarazzo di aver dormito con la bocca socchiusa, ho pure un po' di bavetta che cerca la sua strada per uscire all'angolo della bocca.
Avendo dormito per buona parte del viaggio non mi rendo del fatto che ha continuato a nevicare da quando sono partita dal Friuli. A fine febbraio a Bologna sui tettucci delle automobili in sosta ci sono 15 cm di neve. Q-u-i-n-d-i-c-i!!! Io volevo solo godermi il festival BiBOlbul e fare un paio di interviste, non andare in settimana bianca a spaccarmi la schiena carica di attrezzatura per riprese audio e video.

dal flickr ufficiale del festival BilBOlbul, fotografia scattata da Emanuela Miccoli.
Però, nonostante la neve, la felice congiuntura del BilBOlbul mi fa incrociare, ospite a casa di Francesco Cattani, Volker Zimmermann di Papier Gaché, un ottimo contatto visto che tra poco andrò a Parigi a intervistare Romina Pelagatti proprio per farmi raccontare la storia di questa rivista autoprodotta francese nata dall'unione delle forze anche di un'italiana e un tedesco esuli a Parigi.

Francesco Cattani in posa con il suo coinquilino, lo scoiattolo impagliato, per Anna Romanzin.
La mia prima intervista è proprio a Francesco Cattani, per farmi raccontare i suoi esordi, l'avventura di Ernest, e la storia del fumetto Barcazza (edito da Canicola), che ora si può trovare anche alla Fnac a Parigi, ma che in origine era solo un albo fotocopiato di 16 pagine che riuscì a vincere il Premio Micheluzzi al Comicon.
Ho cominciato le interviste da Francesco per prendere confidenza con questo terreno minato da una faccia amica. A casa sua, oltre a Volker Zimmermann, c'era anche uno scoiattolo impagliato, eredità di qualche bisnonno che originariamente abitava lì. L'ho visto come un segnale, una benedizione dal dio Nico Vascellari a questa impresa.
  
Giulia Sagramola ritratta da Anna Romanzin.
Poi ho incontrato Giulia Sagramola tra un'inaugurazione e l'altra, a casa sua, mentre aspettava l'arrivo di un gruppo di artisti spagnoli ospiti da lei durante il festival. In pieno stile Teiera ci siamo bevute un the caldo mangiando deliziosi cookies al cioccolato. Anche qui la seconda benedizione. L'appartamento dove abita lo conoscevo già, era la vecchia casa di Luana Vergari e Massimo Semerano ora esuli anche loro a Parigi. Anzi devo assolutamente sentirli prima di partire per la Ville Lumière. Comunque, come solo io riesco a fare, sono riuscita a far parlare Giulia di masturbazione maschile Cosa avranno mai in comune la masturbazione e il fare fumetti? Non dico altro per creare il giusto hype attorno al suo interessantissimo contributo.

foto "rubata" dal blog di Perropanda, lo scatto è di Marta Baroni.
La neve però mi ha così provata da farmi decidere per una ritirata. Sono tornata a Bologna a Pasqua per raccogliere l'ultima testimonianza in questa città. Ebbene io, il giorno di pasqua, una pasqua sotto la pioggia, sono andata a intervistare... Andrea Bruno! Tutti mi sfottevano "ma sei sicura di riuscire a fare un'intervista ad Andrea Bruno?", "Parlerà?", colpa della mitologia del tenebroso che si è creata attorno lui nel corso degli anni. Beh, ha parlato, anzi, la sua intervista è stata la mia più grande vittoria, perché è bellissima e importante, ricca di aneddoti che credo pochi conoscano (pure sul suo servizio civile a Catania. Cosa avranno mai in comune il servizio civile e il fare fumetti?! ) e, al di là di questo, il suo punto di vista è stato davvero prezioso. Mi ha fatto ricordare punti importantissimi della storia del fumetto indipendente italiano degli ultimi 15 anni come la rassegna Territori tenutasi a fine agosto 2000 a Bologna. Un evento epocale per il quale dobbiamo ringraziare Stefano Ricci e Giovanna Anceschi.
Comunque il pezzo forte dell'intervista di Bruno è quando dice "carino" in inglese, cute, con una pronuncia perfetta e tenerissima. Se non temessi di perdere la sua amicizia, campionerei quella clip per un pezzo house e ci farei un sacco di soldi.

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