domenica 22 gennaio 2012

Non ho chiesto il permesso

Vi segnalo un vecchio raccontino di Alessandro Lise
Non gli ho chiesto il permesso. lo riporto qui come se non conoscessi l'autore di persona e l'avessi letto per caso vagando tra i blog.
L'originale lo trovate qui:
Se non lo sapevate, ora le sue cose le scrive qui:
Ora che sto per pubblicare il post gli mando un sms per avvisarlo, anzi no, magari non mi scopre. 
(sara)


Mentre sono incarognito e ingrigito, curvo sul computer - così curvo che quasi batto sui tasti con le spalle e col mento - e digrigno i denti e maledico me stesso, la mia tesi, montale, quasimodo, la poesia italiana del novecento - ma anche quella dell’ottocento e degli anni a venire – e l’intertestualità e la tecnologia e word e la bibliografia e le conclusioni, e i miei nonni, i miei bisnonni, i miei avi fino all'ottava generazione, i miei parenti australiani, i cugini di quarto grado, tutti i miei sei gradi di separazione; mentre complotto disastri navali, incidenti diplomatici, meschinità parlamentari, esplosioni di pus, crateri nei centri cittadini, gas velenosi negli open-space della microsoft, occhiali rotti a Bill Gates, profanazioni di tombe di alcuni poeti italiani, alieni nei fast food, formiche giganti, camion dell’immondizia assassini, pupazzi vendicativi armati di tomi del GDLI (Grande Dizionario della Lingua Italiana); mentre progetto lo sterminio del mondo accademico, NM, al tavolo accanto, indica la finestra e dice: “Guarda!”

“Cosa?”, dico, anche se istintivamente mi verrebbe da morsicargli un braccio e urlare: “Che cazzo vuoi! Che cazzo vuoi, eh?! Ti ho parlato?! Che cazzo vuoi! Cazzo! Cazzo! Cazzzzzo cazzutissimo cazzo!”

“Un coniglio! Sul tetto di fronte!”
Guardo NM. Mi alzo. Guardo il coniglio. Guardo lui.
Poi ancora fuori dalla finestra.
Poi lui.
Poi la finestra.
Poi lui.
Poi il piccione, di nuovo.
“Un coniglio…”, dico. Mi risiedo
“Hai visto?” dice, sorridendo, “E’ enorme! Tu l’hai mai visto un coniglio così grande in una grondaia?”
“No”, dico. Nel frattempo torno a immedesimarmi in Conan il barbaro.
“Pazzzesco!”, dice, “Chissà come c’è finito là. Guarda!” dice.
Non guardo.
Lui si agita. Si toglie gli occhiali. Se li rimette. Si protende verso la finestra. Poi appoggia la schiena alla sedia. Si tocca i capelli. Si gira verso di me. Si gira verso la finestra. Si mette una mano davanti alla bocca.
Mi guarda.
“E’ volato via”, dice.
“Sul serio?”, dico.
“Sì” dice.
Fissa la finestra per qualche istante.

“Certo che questi organismi geneticamente modificati fanno paura”, dice. “Conigli con le ali” aggiunge “Chissà dove andremo a finire.”

“Già” dico, annuendo.

3 commenti:

ale ha detto...

Ah, benòn. Uno si gira un attimo e guarda che gli combinano :P

Unknown ha detto...

Ops... scoperta...

Mino ha detto...

quel cachottier ce Lisé…!!!